Il 21 marzo è stato ufficialmente lanciato il sito della Belt and Road, l’iniziativa guidata da Pechino per collegare con infrastrutture e commercio la Cina al resto dell’Eurasia.
La messa online della piattaforma anticipa di due mesi il Belt and Road Forum for international cooperation, il grande evento dedicato alle Nuove Vie della Seta cui parteciperanno paesi da tutto il mondo, Italia inclusa.
Il sito, contiene diverse informazioni sul progetto e specifica che per i documenti diplomatici la versione inglese di 丝绸之路经济带和21世纪海上丝绸之路” è “the Silk Road Economic Belt and the 21st-Century Maritime Silk Road”. Mentre quella di 一带一路 è “the Belt and Road”, che può essere abbreviato come “B&R”.
Nelle occasioni informali, quando 一带一路 compare per la prima volta, deve essere tradotto nella versione integrale “the Silk Road Economic Belt and the 21st-Century Maritime Silk Road”, oppure in maniera più flessibile come “Belt and Road Initiative” o “the land and maritime Silk Road initiative”.
Curiosamente sul sito web non compaiono per ora mappe del progetto infrastrutturale. Tuttavia è possibile trovare la versione ufficiale approvata da Pechino sul sito dell’amministrazione nazionale cinese per il rilevamento, la mappatura e la geoinformazione.
Questa mappa, pubblicata lo scorso gennaio, non include l’Italia, a differenza della versione precedente. Il dialogo tra Roma e Pechino non manca.
L’Italia ha le caratteristiche geografiche e le risorse per essere un punto di approdo privilegiato per i flussi commerciali che scorreranno lungo le Nuove vie della seta, in particolare sulla rotta marittima. Per trasformare i propositi in realtà è necessario proporre un progetto sistemico che integri i porti e la rete ferroviaria italiana e ampli le loro capacità di trasporto merci. In questa fase, gli scali marittimi del Nord (Trieste, Venezia e Genova in primis) sono tra i più propositivi e stanno già interagendo con alcune controparti cinesi.