Il mio commento per la rubrica Il mondo oggi di Limes.
Fonti anonime interne al Partito comunista cinese (Pcc) interpellate dal New York Times sostengono che il presidente cinese Xi Jinping starebbe prendendo in considerazione di far ritardare la designazione del suo successore.
Secondo la prassi, quest’ultimo dovrebbe essere scelto per consenso in occasione del prossimo Congresso del Pcc, che si terrà nell’autunno 2017. L’evento inaugurerà il secondo mandato di Xi e manderà in pensione per raggiunti limiti d’età (68 anni) cinque membri su sette del comitato permanente dell’ufficio politico del Partito. Gli unici a restare dovrebbero essere lo stesso Xi (63) e il premier Li Keqiang (61).
Il presidente ha certamente consolidato il suo potere, ma non riscontra un consenso unanime. Nel partito è ancora aperto il contrasto tra “principi rossi” (discendenti di funzionari comunisti di alto rango prima della Rivoluzione culturale, come Xi) e tuanpai (la fazione che si è fatta strada attraverso la Lega della gioventù comunista cinese, come Li).
Alcune voci dicono persino che il presidente potrebbe aumentare il limite di età pensionabile, per sostituire Li con il più anziano Wang Qishan (69 anni l’anno prossimo), “principe rosso” che guida la lotta alla corruzione lanciata da Xi. A ogni modo siamo nel campo delle speculazioni.
Il posticipo della designazione del successore di Xi non implicherebbe automaticamente che l’attuale presidente voglia restare in carica dopo il 2022, anno di scadenza del secondo mandato (se lo facesse, violerebbe la Costituzione). Inoltre le attuali regole informali del Partito lo obbligherebbero a ritirarsi dal ruolo di segretario generale del Pcc, anche se ufficialmente per tale carica non c’è limite alla rielezione. A ciò si aggiunga che, per ora, Xi non è Mao e i cinesi non vogliono tornare al periodo del grande timoniere.
Probabilmente il presidente cinese ritiene che i politici fidati che resteranno ai vertici del governo dopo il 2017 non abbiano ancora lavorato a sufficienza con lui. Allo stesso tempo i leader provinciali emergenti su cui punta non hanno ancora l’esperienza necessaria per poter aspirare alla guida del paese. Di qui l’ipotesi di posticipare la scelta del suo “erede”.
Per verificarla, non resta che aspettare il prossimo Congresso.