Di seguito un estratto del mio articolo per Limes – Rivista italiana di geopolitica.
Washington e i suoi alleati sfidano Pechino sul piano diplomatico, economico e militare. In attesa di raffinare il soft power mandarino, Xi Jinping risponde con il commercio e le vie della seta.
Washington e i suoi alleati sfidano Pechino sul piano diplomatico, economico e militare. In attesa di raffinare il soft power mandarino, Xi Jinping risponde con il commercio e le vie della seta.
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Carta di Laura Canali |
Per contenere l’ascesa economica e militare della Cina, gli Stati Uniti stanno rinsaldando la cooperazione con i loro alleati dell’Asia-Pacifico. Questi sono fortemente legati all’Impero del Centro sul piano commerciale, ma temono che la sua crescente assertività nel Mar Cinese Meridionale possa compromettere i loro interessi e la stabilità regionale.
Faremo qui una panoramica del “grande gioco” in Estremo Oriente osservando le mosse delle due prime potenze al mondo e degli altri attori regionali in campo diplomatico, economico e militare.
Pechino rivendica la sovranità su circa l’80% del Mar Cinese Meridionale ed è impegnata nella costruzione di isole artificiali per uso militare e civile su alcuni atolli negli arcipelaghi Spratly e Paracel. Il controllo di questo bacino d’acqua (ricco di petrolio, gas, pescato e snodo fondamentale del commercio da e per la Cina) è conteso con Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia – tutti impegnati nella costruzione delle medesime infrastrutture erette da Pechino, ma con minor intensità.
Gli Usa in tale vicenda sono formalmente neutrali, ma pungolano la Cina e sfruttano i timori dei suoi vicini per guadagnare consenso nella regione.
Come si vedrà, i risultati sinora conseguiti da Washington hanno un’efficacia limitata
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