I viaggi di Xi, i problemi della Cina

Mio commento per la rassegna settimanale di Limes sul significato geopolitico dei tre viaggi di Xi nello Shaanxi, nello Zhejiang e a Wuhan.

Il presidente Xi Jinping ha appena concluso un’ispezione nello Shaanxi, povera provincia situata nell’altopiano del Loess, nella Cina settentrionale.


La visita ha una forte valenza politica per il leader, impegnato a promuovere la ripartenza economica della Repubblica Popolare ora che i contagi da coronavirus sono fortemente diminuiti. Lo Shaanxi è la provincia di cui è originaria la famiglia di Xi e ha avuto un ruolo essenziale nella storia dell’Impero del Centro e del Partito comunista cinese (Pcc). Durante l’ispezione, il presidente ha posto l’accento sulla lotta alla povertà, sul coordinamento tra sviluppo economico e sociale per far fronte all’emergenza coronavirus.


Per Xi è il terzo viaggio in due mesi. A marzo, questi ha visitato Wuhan, dove ha certificato il superamento della fase peggiore dell’epidemia. Poi, si è recato nello Zhejiang, polo economico di rilievo e sua roccaforte politica. Qui ha rilanciato le attività industriali e mostrare agli alleati e ai rivali nel Partito di essere ancora saldamente alla guida del paese.


L’ispezione nello Shaanxi, uno dei teatri storici della Lunga Marcia di Mao, e l’attenzione verso la stabilità socioeconomica evidenziano l’importanza che ha per la sua leadership il superamento dell’epidemia di coronavirus. A causa della malattia, il tasso di crescita del pil è crollato del 6,8% nel primo trimestre del 2020. Tra gennaio e febbraio la disoccupazione ha raggiunto il 6,2%, un punto percentuale in più rispetto a dicembre. Tradotto: cinque milioni di persone hanno perso il lavoro. Il calcolo però non prende in considerazione i “lavoratori migranti”. Questi stanno tornando nella città dopo esser rimasti nelle aree rurali più del dovuto a causa della coincidenza temporale tra capodanno cinese e scoppio dell’epidemia.


La ricetta di Pechino per far ripartire l’economia non prevede solo stimoli economici alle imprese e voucher alla popolazione. La leadership cinese ha annunciato che riformerà ulteriormente lo hukou, il sistema che vincola i principali diritti sociali (assistenza sanitaria inclusa) al luogo di residenza, distinguendolo tra urbano o rurale.


Il Partito comunista ha anche creato una nuova task force per “per costruire una Cina pacifica”. Tra i suoi compiti c’è reprimere le “attività che mettono a repentaglio la sicurezza politica nazionale”. Segno che Pechino non esclude tensioni sociali derivanti dalle difficoltà economiche in cui versa il paese. I tafferugli avvenuti al confine tra lo Hubei e lo Jiangxi a causa dei limiti di restrizione ai movimenti da e per la provincia focolaio della malattia non sono passati inosservati.

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