In Cina, oggi 1° luglio, si celebrano due importanti anniversari geopolitici.
Il primo è il 95° anniversario della fondazione del Partito comunista cinese (Pcc, avvenuta a Shanghai nel 1921). Il secondo è quello della restituzione di Hong Kong alla Repubblica popolare da parte del Regno Unito, verificatasi nel 1997. Per celebrare il primo evento, il presidente Xi Jinping ha pronunciato un importante discorso, dedicandone una parte considerevole alla politica estera. In particolare Xi ha parlato indirettamente delle tensioni nel Mar Cinese Meridionale. La questione diventerà ancor più delicata del solito il 12 luglio, quando la Corte permanente di arbitrato presso L’Aia emetterà un verdetto riguardo la disputa Cina-Filippine.
Xi ha detto che la Repubblica popolare, all’insegna dello sviluppo pacifico, “non desidera [danneggiare] degli interessi di altre nazioni, ma non rinuncerà mai ai suoi legittimi diritti” […] “Le altre nazioni non devono aspettarsi di mercanteggiare con noi in merito ai nostri interessi fondamentali o che noi subiamo le conseguenze qualora i nostri interessi in materia di sovranità, sicurezza e sviluppo siano messi a rischio”.
Poi ha criticato indirettamente le operazioni condotte dagli Usa nel Mar Cinese Meridionale, che hanno contribuito ad aumentare la tensione in Asia Pacifico.
“La Cina manterrà il suo approccio di difesa nazionale attiva. Non minacceremo con frequenza l’uso della forza e non mostreremo la nostra forza militare ai paesi vicini” […] “Questo mostrare i muscoli non riflette la vera forza di uno Stato e non è in grado di scoraggiare nessuno”.
Xi ha sottolineato anche che il confronto deve essere sostituito dalla cooperazione. Un chiaro riferimento alla volontà di Pechino di risolvere le dispute con gli altri paesi bagnati dal Mar Cinese Meridionale tramite il dialogo bilaterale. In primis, proprio con le Filippine, il cui neopresidente Rodrigo Duterte sembra favorevole a un atterraggio morbido con la Cina a prescindere da ciò che dirà il verdetto della Corte d’arbitrato.
Veniamo all’anniversario della restituzione di Hong Kong. Come di consueto, nella regione ad amministrazione speciale una parte dei cittadini approfitta della ricorrenza per chiedere maggiore democrazia.
Da quando 19 anni fa il “porto profumato” è stato restituito dal Regno Unito alla Cina con la formula “un paese, due sistemi” (di cui Xi nel suo discorso ha celebrato il successo), una parte dei suoi abitanti pretende di eleggere direttamente l’esecutivo e il legislativo. Secondo loro, questo sarebbe l’obiettivo ultimo della Basic Law, la legge fondamentale che fino al 2047 garantisce loro maggiori libertà politiche, economiche e sociali rispetto alla Cina continentale e stabilisce l’articolato sistema politico della regione. Secondo gli hongkonghesi quest’ultimo, solo apparentemente democratico, è in realtà gestito da Pechino, che di fatto seleziona il governo locale.
In tale ambito si ricordino la manifestazione Occupy central e la cosiddetta “rivoluzione degli ombrelli“ del 2014.
Il recente prelievo e la detenzione nella Cina continentale di alcuni dirigenti editoriali e librai hongkonghesi, accusati di volervi contrabbandare un libro su una presunta relazione amorosa avuta da Xi Jinping in gioventù sono un ulteriore elemento di malcontento da parte dei cittadini dell’ex colonia britannica.
Un pensiero riguardo “L’anniversario della fondazione del Pcc e quello della restituzione di Hong Kong”