I 4 presupposti della Cina nel Mar Cinese Meridionale e i sottomarini nucleari

In Occidente si vocifera sul possibile dislocamento di sottomarini nucleari da parte della Cina nel Mar Cinese Meridionale. Intanto il ministero degli Affari Esteri della Repubblica popolare ha enunciato quattro presupposti in merito alle dispute nello strategico bacino d’acqua.  

Questo ha un ruolo strategico per Pechino per diverse ragioni: è ricco di giacimenti di petrolio, gas e pescato; è uno snodo fondamentale dei flussi commerciali cinesi; la costa, lunga 14,500 chilometri è la parte della Repubblica popolare più vulnerabile a potenziali attacchi da parte dei suoi antagonisti (in primis Usa e Giappone). Il controllo del bacino d’acqua è conteso con Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia.

Analizziamo i 4 presupposti stabiliti da Pechino.

1. La Cina non accetterà mai l’arbitrato (chiesto dalle Filippine, ndr) sul Mar Cinese Meridionale a prescindere dall’esito.

Manila è l’unico governo che è riuscito a portare la disputa marittima con Pechino di fronte a un Tribunale internazionale. Tuttavia i cinesi non hanno mai preso parte al procedimento e hanno detto chiaramente di non riconoscere la richiesta unilaterale filippina. Il tribunale dovrebbe emettere un responso nelle prossime settimane.

2. Gli Usa dovrebbero cessare la conduzione di perlustrazioni ravvicinate.

Il 17 maggio due aerei cinesi hanno intercettato uno velivolo spia americano e rischiato la collisione in prossimità dell’isola di Hainan. Gli Usa dicono che ciò è avvenuto in maniera “non sicura”. Un episodio simile si è verificato nel 2001 ed ha portato alla morte di un pilota cinese.

Da tempo gli Usa conducono missioni di pattugliamento marittimo e di sorvolo in nome della libertà di navigazione in prossimità delle isole artificiali costruite dalla Repubblica popolare negli arcipelaghi Paracel e Spratly. Su di esse sono presenti infrastrutture militari e civili.

Washington conduce queste operazioni per mostrare i limiti dell’assertività di Pechino in queste acque nell’ambito della strategia di contenimento dell’Impero del Centro.

3. Il Mar Cinese Meridionale non è un affare che riguarda il G7 e i suoi membri.

E’ la risposta di Pechino al presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, il quale aveva detto che il Gruppo dei 7 (Usa, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito e Italia),  riunitosi in Giappone pochi giorni, avrebbe dovuto produrre una posizione precisa in merito alle dispute marittime nel Mar Cinese Meridionale.

4. Qualunque tentativo di minare i diritti di sovranità della Cina attraverso l’intimidazione o altri mezzi è destinato a fallire.

Pechino non è intenzionata a rinunciare al controllo di questa parte di mare, considerata essenziale per tutelare i suoi interessi economici e militari. Di qui la necessità, attraverso anche la riforma militare, di diventare una potenza marittima (haiyang qiangguo).

Poco prima del G7, il giornale britannico The Guardian ha affermato, citando anonimi funzionari militari cinesi, che la Repubblica popolare intende inviare per la prima volta sottomarini armati con missili nucleari nell’Oceano Pacifico. Questa sarebbe la risposta al possibile dislocamento da parte degli Usa del sistema anti-missilistico Terminal High Altitude Area Defense (Thaad) in Corea del Sud. Washington e Seoul ne starebbero discutendo da quando la Corea del Nord ha eseguito il suo quarto test nucleare. Il Thaad in costituirebbe un passo in avanti nella strategia americana di contenimento della Cina.

L’ipotesi dell’invio di sottomarini nucleari nel Pacifico era stata già menzionata nel rapporto del Dipartimento della Difesa Usa pubblicato poche settimane fa.

Pechino tuttavia non ha commentato questa notizia. Il Global Times, spin-off del Quotidiano del Popolo, ha sottolineato che la Cina è l’unico Stato ad adottare la politica del “no first use” nucleare, ma che “è tempo che l’Esercito popolare di liberazone (Epl) invii sottomarini nucleari in mare aperto per condurre pattugliamenti periodici”. “Rafforzare la capacità di rappresaglia nucleare contribuirà all’equilibrio nell’Asia-Pacifico e spingerà gli Usa a cercare la pace con la Cina” afferma il quotidiano.

Ad oggi, la Cina possiede 260 testate nucleari, gli Usa 7.260. Secondo il Pentagono, la Repubblica popolare ha tra i 75 e i 100 missili balistici intercontinentali (inclusi quelli dotati di testate multiple indipendenti) e circa 1.200 missili balistici di breve gittata. La Marina dell’Epl sarebbe dotata invece di 5 sottomarini nucleari.

L’eventuale dislocamento del Thaad da parte degli Usa e quello dei missili nucleari da parte della Cina farebbero aumentare notevolmente la tensione in Asia-Pacifico e con essa le possibilità di una collisione sino-statunitense nel Mar Cinese Meridionale.

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